Finanziamento di tutti i gli impianti a Energia Rinnovabile
Hai avuto problemi tumorali senza capire come mai è stato possibile?
qualche tuo parente o inquilino:
potrebbe esserne causa il gas radon
La Commissione Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC)
ha classificato il gas Radon e i suoi prodotti di decadimento come sostanze cancerogene del gruppo 1 (in cui figurano anche il fumo di sigarette, il benzene, l'amianto e le altre 75 sostanze cancerogene).
Si stima che il radon possa essere inquadrato al secondo posto, dopo il fumo, come causa per l'insorgenza di tumori polmonari. (Fonte: Radon, Ufficio federale di sanità pubblica di Berna, CH).
Più l'esposizione al radon è alta, più aumenta il rischio di contrarre il tumore.
Dal radon ci si può proteggere,
ma prima bisogna stabilire con precisione
se si è esposti all'inquinante o no.
All'interno degli edifici possono verificarsi concentrazioni di radon molto diverse.
Mandiamo a richiesta un tecnico a casa tua con l'adeguata strumentazione , e rileveremo il grado di contaminazione dei locali , e da dove il RADON penetra , suggerendo i rimedi.
Ci sono pochissimi legami con altri elementi.
Quindi
il radon si trova in natura,
Il gas si genera ovunque l'uranio si trovi nel terreno.
Il gas non penetra solo
Alcune zone d'Italia
hanno un livello medio di gas radon radioattivo
6 volte maggiore rispetto al resto del paese.
Pertanto, consigliamo vivamente un test del gas radon nella tua casa. *
Se fumi e la tua casa ha alti livelli di radon, il tuo rischio di cancro ai polmoni è particolarmente alto.
DEVI ESEGUIRE IL TEST RADON GAS?
L'EPA e il Surgeon General raccomandano di testare tutte le case al di sotto del terzo piano per il radon.
Puoi risolvere un problema con il radon?
- Sì, i sistemi di riduzione del radon funzionano e non sono troppo costosi.
- Alcuni sistemi di riduzione del radon possono ridurre i livelli di radon nella tua casa fino al 99%.
- Anche livelli molto alti possono essere ridotti a livelli accettabili.
* Fonti: Guida dei cittadini dell'EPA al gas Radon, una spiegazione non tecnica del gas radon del dott. Jim Burkhart
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I RISCHI DEL RADON
La tabella sotto illustra chiaramente i rischi dei livelli di radon in casa. I fattori di rischio aumentano notevolmente se sei un fumatore.
Nell'aria fresca,
Nell'aria a livello del suolo,
Radon - News
9 gennaio 2014 -
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms),
Dove si trova?
Attenzione
Il radon si può trovare anche nell’acqua potabile.
Radon negli ambienti quotidiani
Per la maggior parte delle persone, la principale esposizione al radon avviene
La concentrazione dipende da quanto uranio (da cui deriva il radon) è presente nel terreno sottostante l’edificio.
Di conseguenza, i livelli di radon sono generalmente maggiori
Inoltre, vi sono forti variazioni sia spaziali che temporali:
A causa di queste fluttuazioni,
Si utilizza un piccolo dispositivo
Effetti sulla salute
Il principale danno per la salute
(e l’unico per il quale si abbiano al momento evidenze epidemiologiche)
legato all’esposizione al radon è un aumento statisticamente significativo
del rischio di tumore polmonare.
A livello mondiale,
In realtà, il pericolo per la salute dell’uomo viene non tanto dal radon in sé,
Valori di riferimento e normativa
Molti Paesi hanno emanato delle normative o raccomandazioni per far sì che i livelli di concentrazione del radon non superino determinati valori di riferimento, detti anche “livelli di azione”.
Gli interventi possibili
Anche se non è possibile eliminare del tutto il radon dagli ambienti in cui si vive, ci sono diversi modi (con diversa efficacia) per ridurne la concentrazione nei luoghi chiusi, tra cui:
Fondamentale è, poi, fare in modo che per le nuove costruzioni si adottino criteri anti-radon, come sigillare le possibili vie di ingresso dal suolo, predisporre un vespaio di adeguate caratteristiche cui poter facilmente applicare, se necessario, una piccola pompa aspirante ecc.
Le iniziative
A livello mondiale, nel 2005, l’Oms ha creato l’International Radon Project (Irp), in cui venti Paesi hanno formato una rete di collaborazione per identificare e promuovere programmi per la riduzione dell’impatto del radon sulla salute. Il progetto, di durata triennale, ha avuto come obiettivo principale l’elaborazione del WHO Hanbook on Indoor Radon (pubblicato nel 2009), contenente linee guida e raccomandazioni sui diversi aspetti della problematica radon con l’intento di favorire una strategia comune nei diversi Stati. Il primo e il secondo meeting si sono svolti a Ginevra rispettivamente a gennaio 2005 (pdf 433 kb) e a marzo 2006 (pdf 251 kb), il terzo si è tenuto a Monaco a marzo 2007.
A livello europeo, nel 2009 è iniziato il progetto triennale Radon Prevention and Remediation (Radpar), che vede coinvolti esperti di 11 Paesi europei, nell’ambito del quale l’Iss coordina il Work Package Developing policies and strategies to promote effective radon prevention and remediation.
In Italia, nel 2002, è stato elaborato un Piano nazionale radon (Pnr) con la collaborazione di un gruppo multidisciplinare di esperti, nell’ambito della commissione per l’elaborazione di proposte di intervento sull’inquinamento indoor. Il Pnr rappresenta un insieme organico e coordinato di azioni volte alla riduzione del rischio radon (incluse normative, mappature, informazione, formazione) ed ha avuto il parere favorevole del Consiglio superiore di sanità e della Conferenza Stato-Regioni. Alla fine del 2005, il Pnr ha ricevuto un primo finanziamento dal Ccm per realizzare il progetto “Avvio del Piano nazionale radon per la riduzione del rischio di tumore polmonare in Italia”. A coordinare il progetto è l’Istituto superiore di sanità, con la collaborazione delle Regioni, dell’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro (Ispesl, ora Inail), dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat, ora Ispra). Il Piano nazionale radon punta a realizzare nei prossimi anni, in modo coordinato e condiviso a livello nazionale, il complesso di azioni necessarie per affrontare in problema radon. Consulta anche il sito “Il radon e il Piano nazionale radon”.
(revisione a cura di Francesco Bochicchio – direttore del reparto di Radioattività e suoi effetti sulla salute, dipartimento Tecnologie e salute, Iss)
La Commissione Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC)
ha classificato
Si stima che il radon
possa essere inquadrato al secondo posto,
dopo il fumo,
come causa per l'insorgenza di tumori polmonari.
(Fonte: Radon, Ufficio federale di sanità pubblica di Berna, CH).
La pericolosità del radon è essenzialmente dovuta alle sue peculiarità chimico-fisiche. Essendo inerte ed elettricamente privo di carica elettrica è caratterizzato da una grande mobilità (al contrario di elementi come il radio o l’uranio che restano vincolati nel materiale in cui si trovano). In effetti il radon è un gas che può facilmente penetrare all’interno dei polmoni e qui esplicare la sua azione degenerativa. Data la sua instabilità, una volta giunto all’interno dell’apparato respiratorio può andare incontro al processo di decadimento radioattivo. Anche gli atomi radioattivi che si generano in seguito al decadimento del radon all’aria aperta (la cosiddetta “progenie del radon”) possono penetrare all’interno dei polmoni: essendo elettricamente carichi possono aderire al particolato aerodisperso e, tramite questo, giungere a contatto con le cellule dell’epitelio polmonare.
Nei polmoni le particelle alfa che si liberano in seguito al decadimento del radon e della sua progenie possono danneggiare il DNA e l’RNA delle cellule. Se i naturali meccanismi di riparazione degli acidi nucleici (DNA e RNA) non sono in grado di riparare tutti i danni causati da queste radiazioni alfa allora vi è la possibilità che il tutto possa portare alla formazione di un tumore ai polmoni. Al momento non si ritiene possibile l’insorgenza di tumore in altri organi del corpo in quanto le radiazioni alfa percorrono delle distanze relativamente brevi e quindi insufficienti a raggiungere altre zone corporee. Per quanto riguarda la presenza del radon nell’acqua, finora non risulta alcuna evidenza scientifica che il radon alle comuni concentrazioni presenti in natura possa provocare l’insorgenza di un tumore all’apparato digestivo.
Bisogna inoltre sottolineare che i fumatori sono i soggetti più a rischio in quanto è stato dimostrato un effetto sinergico tra la presenza del radon e quella del fumo di sigaretta.
In definitiva, pur essendo estremamente difficile valutare l’incidenza dei casi di cancro ai polmoni dovuti al radon, si può ipotizzare che circa il 10% dei tumori di questo tipo sia dovuta al gas radioattivo. L’Agenzia per la Protezione Ambientale americana (EPA) ritiene che il radon negli ambienti confinati (indoor) provochi fra i 15000 e i 22000 casi di cancro ai polmoni all’anno solo negli USA. In Italia, data la maggiore radioattività naturale del suolo (quasi doppia), si può ipotizzare che i soggetti colpiti siano fra i 1500 e i 4500 all’anno.
Per prevenire il rischio di contrarre questa malattia molte organizzazioni internazionali scientifiche hanno fissato dei livelli di riferimento per le abitazioni e per gli ambienti di lavoro al di sotto dei quali si ritiene che sussista un rischio accettabile (per le sostanze radioattive il rischio non può mai essere ridotto a zero). Molti di questi valori sono diventati dei limiti di legge.
Tutte queste considerazioni non devono comunque creare allarmismi ingiustificati: se si ritiene di vivere in un ambiente a rischio è spesso sufficiente aerare bene gli ambienti in cui si vive e sigillare il terreno su cui sorge la casa; solo poche situazioni critiche richiedono l'intervento di personale specializzato.
Il radon è un gas radioattivo di origine naturale, inodore, incolore e insapore; tutte caratteristiche che non lo rendono percepibile dai nostri sensi e perciò difficile da individuare e da quantificarne la presenza.
Il radon si trova principalmente nei locali, specie quelli a diretto contatto con il suolo, come cantine, scantinati, taverne, garage, perché il terreno è la fonte principale in cui questo gas abita, con possibilità tuttavia di arrivare ad irradiarsi anche negli ambienti dei piani più alti.
Oltre al suolo e alle rocce in cui sono presenti i suoi precursori (uranio e radio), ci sono anche altre vie di trasmissione del radon: pavimentazioni e pareti a contatto con il suolo e non adeguatamente isolate da fratture e fessure, tubature e canalizzazioni non ben sigillate (che andrebbero quindi sempre ben controllate se si vive in una zona più a rischio).
Il pericolo maggiore del gas radon è correlato all’inalazione: inspirato in quantitativi in eccesso e per periodi prolungati, può infatti provocare seri danni alla salute, in particolare ai polmoni, qualificandosi come seconda causa di rischio per l’insorgenza di un tumore, dopo il fumo (questo significa che i fumatori che vivono a contatto con il radon corrono un rischio in più di malattia).
Un aspetto ‘positivo’ però c’è: difendersi dal radon è relativamente semplice, grazie alla sua volatilità, vale a dire alla sua capacità di disperdersi rapidamente e facilmente nell’aria. Ragion per cui la prima prevenzione per combattere questo gas è la costante areazione dei locali nei quali è riconosciuta la sua presenza.
Gli effetti più dannosi del radon non sono però dovuti al radon in sé, bensì dai suoi “prodotti di decadimento”, cioè ad altri elementi radioattivi non gassosi generati dal radon che, attaccandosi al particolato atmosferico presente in ogni ambiente, entrano facilmente in profondità nell'apparato respiratorio irraggiando in particolare le cellule dei bronchi.
Stimare la presenza o la concentrazione di questo gas negli ambienti domestici o di uso quotidiano come le scuole o i luoghi di lavoro, soprattutto se interrati – dove di norma si trova maggiormente - non è semplice poiché le concentrazioni possono variare sia da spazio a spazio (anche tra edifici vicini) sia nel tempo, tra giorno e notte, estate e inverno e tra diverse condizioni meteorologiche.
A causa di queste fluttuazioni, per avere una valutazione attendibile del quantitativo medio di radon presente nell’aria di un ambiente, è necessario procedere a una misurazione per un periodo prolungato, di qualche mese almeno. L'ideale sarebbe procedere a una misurazione su base annuale, effettuandola con appositi strumenti (dosimetri passivi) in grado di registrare le tracce delle radiazioni emesse, proporzionali alla concentrazione del gas nell’ambiente.
Una volta quantificata la presenza del radon, a seconda del risultato ottenuto, si potrà valutare l'opportunità di procedere a una bonifica. Una recente direttiva europea fissa come limite, sia per le abitazioni che per i luoghi di lavoro, un valore medio annuale di 300 Bq/m3 (Becquerel al metro cubo).
Anche se non è possibile eliminare del tutto il radon dagli ambienti in cui si vive (tracce di questo gas sono comunque sempre presenti anche nell'atmosfera libera), è però possibile ridurne la concentrazione al di sotto dei limiti di legge attuando dei semplici interventi edilizi sulle abitazioni esistenti o adottando criteri anti-radon in stabili di nuova costruzione.
Da segnalare l’impegno intrapreso dall’Italia, dal 2002, con l’elaborazione di un Piano nazionale radon (Pnr) a cui partecipa un gruppo multidisciplinare di esperti che punta a realizzare nei prossimi anni tutte le azioni necessarie per affrontare e contenere il problema radon a salvaguardia della salute del cittadino. Informazioni più di dettaglio sulla situazione radon nelle regioni italiane e anche indicazioni sulle possibili azioni di bonifica si possono reperire interpellando le varie Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente (ARPA) e consultando i rispettivi siti internet.
1Raccomandazione del Sottocomitato Scientifico del progetto CCM
PREMESSAIl
Nello stesso anno, il Piano Nazionale Radon
La realizzazione del Piano Nazionale Radon
– cui concorrono, oltre al
– tramite il progetto “Avvio del Piano Nazionale Radon
Tale Sottocomitato Scientifico è stato nominato
Su questa base,
Eseguiamo rilievi di Radon in aria in ambienti domestici e Luoghi di Lavoro.
La misura della concentrazione del gas radon in aria può essere effettuata con l’ausilio di dosimetri passivi, basati sull’impiego di film o polimeri sensibili alle radiazioni alfa , mediante canestri a carbone attivo o mediante elettreti con analisi del potenziale di scarica.
Prima di ogni campagna di misura può essere utile effettuare un sopralluogo nei locali da monitorare per valutare il numero di postazioni di misura e i tempi d’esposizione da adottare in ottemperanza a quanto disposto dal D.Lgs 241/00 e dalle Linee Guida della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome (vedi sezione Normativa). In ogni caso è necessario disporre di una planimetria dei locali con l’indicazione d’uso e della superficie di ciascun locale.
Le nostre tecniche di misura prevedono l’impiego di dosimetri passivi a tracce nucleari del tipo SSNTD con rivelatore basato su pellicola Kodak LR-115 Type II o CR-39.
Le caratteristiche dei rivelatori a tracce sono: basso costo, semplicità di utilizzo, robustezza e risposta indipendente dalle condizioni ambientali e sono in grado di fornire un valore della concentrazione media di radon su lunghi periodi, da alcuni mesi ad un anno. Pertanto, tali dispositivi sono gli strumenti che meglio adempiono alle richieste della nuova normativa. I rivelatori, portano inciso un codice univoco numerico ed a barre per poter essere sempre identificati in ogni fase della prova e successivamente archiviati per eventuali controlli. Il posizionamento e il ritiro dei dosimetri viene di norma effettuato da nostro personale specializzato secondo le Linee Guida citate (disponibili per download nella sezione normativa).
Per gli utenti professionali forniamo anche confezioni multiple da 10, 50 e 100 pezzi per uso proprio fornendo comunque il servizio di analisi e certificazione.
Per gli Ambienti Residenziali, sebbene sia sempre utile una valutazione basata sull’annualità, è possibile limitare il periodo di rilevazione a tre mesi se il rilievo inizia in inverno ed a sei mesi se il rilievo inizia in estate. I risultati saranno diversi poiche’ il rilievo trimestrale invernale fornirà il valore di massimo annuo mentre il rilievo semestrale, integrando un periodo estivo con un periodo autunnale, si avvicinerà al valore di media annua.
Per evitare il fenomeno della sovraesposizione o saturazione dei dosimetri, quando esposti ad alte concentrazioni per tempi troppo lunghi, vengono effettuati tipicamente due o piu’ cicli di misure a seconda della concentrazione attesa. Normalmente il primo ciclo di misura dura tre mesi (per una prima valutazione seditiva) ed il secondo di nove mesi per completare l’annualità prevista dal D.lgs 241/00.
Nei luoghi di lavoro invece il D.Lgs 241/00 prescrive misure della concentrazione media di radon obbligatoriamente integrate sull’anno solare; cioe’ il rilievo ai sensi della norma deve durare 365 giorni naturali consecutivi senza soluzione di continuità. Il periodo annuale puo’ pero’ essere suddiviso in periodi più brevi a patto che non si interrompa la continuità.
In qualche caso è necessario effettuare fino a quattro cicli per anno sulla base dei risultati dei primi tre mesi. Allo scadere dei tempi d’esposizione previsti, il personale provvederà alla sostituzione o al ritiro dei dosimetri.
Lo sviluppo dei dosimetri viene eseguito mediante una bagno di enfatizzazione delle tracce latenti a base di idrossido di sodio e la lettura attraverso l’utilizzo di un programma d’analisi delle tracce nucleari provocate sul rivelatore dall’impatto con le particelle alfa emanate dal radon222 e dai suoi figli.
I risultati, espressi come concentrazione di radon in Bq/m3 verranno redatti in un certificato ufficiale di analisi per eventuali ulteriori adempimenti.
I controlli di qualità prevedono la verifica della sensibilità di risposta effettuata mediante periodiche tarature presso Istituti Nazionali ed Internazionali nonchè la partecipazione ad esercizi di interconfronto .
Per gli utenti professionali
Per gli Ambienti Residenziali,
I risultati saranno diversi poiche’
Nei luoghi di lavoro invece il D.Lgs 241/00
Il periodo annuale
Per evitare il fenomeno della sovraesposizione o saturazione dei dosimetri, quando esposti ad alte concentrazioni per tempi troppo lunghi,
Allo scadere dei tempi d’esposizione previsti,
Lo sviluppo dei dosimetri viene eseguito
I risultati,
I controlli di qualità